Bologna. L’incontro molto partecipato ed emozionante del 19 Ottobre 2018
Una sala prestigiosa come quella della Cappella Farnese di Palazzo D’Accursio a Bologna è talmente suggestiva da creare ansia anche a noi, proprio mentre parliamo di come affrontare l’ansia!
Qui si è tenuto, lo scorso 19 Ottobre 2018, l’incontro in-formativo di AIMuSe dal titolo “Perchè non parli? Riconoscere e affrontare il mutismo selettivo a scuola e a casa”, realizzato grazie alla collaborazione con il Comune di Bologna.
L’evento ha visto la partecipazione di circa 140 persone: un’affluenza così alta e inaspettata rispetto a incontri precedenti tenutisi in Emilia-Romagna, che ha reso necessario un cambio di sede, per accogliere tutte le richieste dei numerosi insegnanti ed educatori, alcuni provenienti anche da fuori regione.
Dopo i saluti istituzionali del Dr. Gabriele Ventura, responsabile del settore istruzione del Comune di Bologna, ha introdotto l’argomento la referente regionale AIMuSe, Chiara Mistri, che ha presentato anche la nuovissima Guida di AIMuSe per genitori, insegnanti e specialisti, edita dalla Franco Angeli, dal titolo “Momentaneamente silenziosi”. In seguito il Dott. Giuliano Cuoghi, psicologo psicoterapeuta, ha inquadrato il disturbo nelle sue caratteristiche generali, dando consigli alle insegnanti e ai genitori presenti sia sulle cose da fare che su quelle da evitare, per poter gestire e superare al meglio le difficoltà legate al mutismo selettivo, alleggerendo anche l’intervento con la proiezione di un estratto dal film di Checco Zalone “Sole a catinelle” con la scena del bambino mutoselettivo nel momento in cui finalmente con lui si “sblocca”.
Sono poi intervenute due neuropsichiatre infantili, la Dr.ssa Simona Chiodo, che in quanto direttore responsabile dei servizi territoriali di Bologna ha presentato i dati della tipologia di utenza che si rivolge all’Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile della città, e la Dr.ssa Giulia Magnani, che ha invece illustrato un interessante progetto realizzato con un gruppo di bambini mutoselettivi, in particolare appartenenti a famiglie di migranti. Lavorando in piccoli gruppi, in modo da ricreare una situazione simile a quella della scuola, del parco o della palestra, hanno utilizzato la comunicazione non verbale come canale di espressione delle emozioni e come facilitatore per il linguaggio, al fine di favorire in seguito la verbalizzazione delle emozioni stesse. Attraverso attività di gioco (giochi grafici, di mimo, realizzati coinvolgendo direttamente i bambini nella costruzione dei supporti visivi) i bambini vengono incoraggiati a usare il corpo per esprimersi, mimando ad esempio un animale, e a utilizzare i “baby-signs”, una semplificazione del linguaggio dei segni, non certo per rimarcare la loro difficoltà nella prestazione vocale, ma per facilitare la comparsa della voce proprio attraverso il gesto corporeo che lo accompagna. Altrettanta importanza è stata data al momento iniziale dei saluti, curando in particolare le modalità alternative di potersi dire “ciao” (alzando la mano, battendosi un “cinque”, passandosi una palla). Un altro momento a cui è stata data molta importanza è stato quello della merenda tutti insieme, proprio perchè nei bambini mutoselettivi una delle difficoltà che si presentano è quella dell’ansia rispetto al mangiare insieme agli altri, che talvolta si traduce in un rifiuto del cibo, pur di non mostrarsi agli altri durante l’atto di mangiare (tutto ciò che coinvolge la bocca riguarda l’oralità).
Il tema del mutismo selettivo nei migranti è stato poi approfondito dalla Dr.ssa Caterina Mirella Donato, psicologa specialista della Rete AIMuSe e insegnante, con l’esposizione di un caso trattato, dove il trauma migratorio interseca le sue dinamiche con il linguaggio, il coinvolgimento della personalità (impostata profondamente dalla lingua madre) e le difficoltà di comunicazione che sfociano nel silenzio. Un secondo tema accennato è stato quello dei fratelli nelle famiglie di mutoselettivi, sia per quanto riguarda i fratelli senza mutismo selettivo, sia nei casi in cui in famiglia ci sia più di un figlio che presenta il disturbo, anche nei casi di gemelli.
Infine, Romina Bracchi, referente AIMuSe per l’Umbria, ha emozionato i partecipanti con la sua testimonianza preziosa. Un momento davvero toccante l’ascolto del suo vissuto da bambina e adolescente “momentaneamente silenziosa”, accompagnato dalla proiezione dei suoi scatti artistici sul tema della comunicazione. Due frasi in particolare mi hanno colpita di più, una volta superato il blocco della parola: “la paura paradossale di non riuscire a dire tutto quello che finora non avevo detto” e ancora “ma perchè anche se adesso parlo, è ancora così difficile? Perchè le relazioni sono fatte di mille elementi, e la voce è soltanto una di queste”. E’ stato un contributo davvero speciale proprio perchè il racconto delle sue emozioni ed esperienze, oltre ad aver arricchito la teoria con le sensazioni reali e concrete di chi lo vive sulla propria pelle, ha anche lanciato un messaggio importante: dal mutismo selettivo se ne esce. E’ una condizione transitoria, per quanto possa essere più o meno lunga, che richiede tanta pazienza, molto lavoro, e una collaborazione sinergica tra famiglia, scuola e terapeuta, per riuscire a fare insieme quei piccoli passettini che sono necessari nel percorso verso la voce.
E’ stata ancora una volta, ancora di più, una giornata emozionante, grazie ad AIMuSe, ai relatori che sono intervenuti e a tutti i partecipanti. Il nostro augurio è sempre quello di aiutare per quanto possibile quegli insegnanti, quei genitori, quei professionisti e tutti coloro che si rivolgono a noi e si trovano a porsi mille domande di fronte a quell’incomprensibile momentaneo silenzio dei propri bambini e ragazzi. Un’altra occasione per raggiungere più persone possibile con il nostro messaggio di vicinanza e sostegno, in modo che nessuno si senta più da solo nell’affrontare il mutismo selettivo.
Chiara Mistri
Referente AIMuSe Emilia-Romagna