Un resoconto dell’incontro a Lugo (RA) dello scorso 23 marzo

Un resoconto dell’incontro a Lugo (RA) dello scorso 23 marzo

Una mattinata di importante formazione per insegnanti è stata quella dello scorso 23 Marzo a Lugo (RA), dove la Scuola Secondaria “F. Baracca” ha ospitato una settantina di partecipanti, la maggior parte docenti ma anche genitori e specialisti. L’incontro, patrocinato dal Comune di Lugo, è stato il primo appuntamento di Aimuse in Emilia-Romagna in questo 2019, anno del decennale dell’Associazione, e settimo evento nella nostra regione degli ultimi due anni.

Gli interventi dei relatori sono stati aperti dai saluti iniziali, da parte della Prof.ssa Daniela Geminiani, Dirigente Scolastica dell’Istituto, insieme alla Dr.ssa Doris Cristo, dell’Ufficio Scolastico di Ravenna (che ha sostituito all’ultimo la Dr.ssa Agostina Melucci), e da parte dell’Assessore all’Istruzione del Comune di Lugo, Fabrizio Lolli, che hanno sottolineato l’importanza di conoscere e approfondire tematiche e difficoltà anche poco conosciute che riguardano i bambini e i ragazzi, proprio per sostenerli al meglio nel loro percorso scolastico e non solo.

Tengo in particolar modo a precisare che questa giornata è stata caldamente proposta e sostenuta da un’educatrice dell’Istituto, Silvia Alberighi, che con la sua volontà e sensibilità ha permesso ad Aimuse di realizzare un evento di grande coinvolgimento.

Dopo l’introduzione della referente regionale dell’Associazione, Chiara Mistri, è stata data la parola alla Dr.ssa Chiara Vasumini, psicologa psicoterapeuta della Rete Aimuse presso il Centro di Terapia Cognitiva di Forlì, che ha passato in rassegna la “teoria” del Mutismo Selettivo – perché, come dice Levi: “Non c’è niente di più pratico che una buona teoria” – facendo una panoramica che va dalle caratteristiche del disturbo alle linee di intervento utili per riconoscerlo e sapere come affrontarlo. Facendo anche capire che l’osservazione attenta delle situazioni e dei comportamenti è parte fondamentale della strategia d’intervento. Il suo preciso e completo intervento si è concluso con la proiezione di un breve video estratto dai Peanuts di Schultz: un video in cui Charlie Brown scopre che la delusione per un fallimento si può superare perché in fondo”non è poi stata la fine del mondo”.

La parola è passata alla Dr.ssa Margherita Gurrieri, psicologa psicoterapeuta, che ha presentato il caso di un adolescente arrivato in terapia soltanto alle porte dell’esame di maturità, parlando di come, nonostante le reticenze della famiglia poco collaborativa ed evitante, nonostante la corsa contro il tempo per dare modo a questo ragazzo di arrivare a rispondere alle domande della commissione d’esame, almeno per iscritto in questo caso, il ragazzo abbia potuto poi proseguire il suo percorso nella fase in cui si sarebbe affacciato per la prima volta alla vita adulta, raggiungendo obiettivi che di volta in volta sono stati sempre più importanti per lui: prendere la patente, trovare un lavoro, rendersi autonomo, e soprattutto rispondere ad un “ciao, come stai?” detto dai colleghi con un “bene, e tu?”, dove quel “e tu?” è stata la parte più difficile, proprio perché apre un mondo verso la comunicazione e la relazione con l’altro. La dottoressa ha accennato anche a nuove terapie di ultima generazione e alla mindfulness, una sorta di capacità, o “allenamento”, alla consapevolezza, a convivere con le sofferenze e le difficoltà della vita, passaggi inevitabili più o meno per tutti.

Una nuova prospettiva è stata introdotta dalla psicomotricista Fiorenza Paganelli, che ha parlato del gioco come elemento strategico per entrare in relazione e aprirsi all’altro. Perché, come diceva Platone: “Si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione”. L’attività psicomotoria proposta da Fiorenza si avvale di materiali non strutturati, elementi geometrici tridimensionali, da utilizzare come mattoncini di costruzione sui quali lasciar impostare il gioco lavorando con la fantasia e l’immaginazione, in modo tale da far intervenire un’idea, che invece con i giochi strutturati è già prestabilita. Il bambino sperimenta così un percorso di trasformazione attraverso la propria creatività, seguendo le risorse interiori che man mano egli mette in campo. Perché, come diceva Winnicott, “E’ soltanto mentre gioca che l’individuo è in grado di essere creativo e fare uso dell’intera personalità, ed è solo nell’essere creativo che l’individuo scopre il sè”. Nell’attività psicomotoria si scopre il piacere condiviso dell’esporsi, permettendo di superare le ansie legate a quei pericoli percepiti che fanno poi congelare nel silenzio e nella chiusura tipica: la paura del giudizio, la vergogna legata all’esposizione di sè. Non solo, ma si dà spazio alle proprie emozioni, anche ai propri impulsi distruttivi, perché non esistono emozioni sbagliate, e nel gioco può emergere nel bambino il bisogno di “distruggere” simbolicamente l’adulto per affermare sè stesso. Perché noi non siamo le nostre emozioni, non siamo le nostre autodescrizioni, non siamo i nostri ruoli. E per capire questo si può proporre un esercizio esperienziale, ad esempio: se tu non fossi un pallavolista, saresti sempre tu? Se tu non fossi un medico, saresti sempre tu? Se tu non fossi un perfezionista, saresti sempre tu? Se tu non fossi timido e introverso, saresti sempre tu?

“Io non sono il mio mutismo selettivo”. E’ questo il messaggio che genitori, insegnanti, ragazzi e bambini stessi, devono fare proprio e assimilare. Perché solo in questo modo, “dimenticandosi” del mutismo selettivo, sganciandosi da questa connotazione, si possono cogliere tutte le altre qualità, doti e passioni che riguardano proprio lui, quel bambino o ragazzo, e che rappresentano il piano su cui lavorare per aumentare fiducia e autostima necessarie a superare ogni paura. Anche la paura di parlare.